Il blog di Isico dedicato alla scoliosi
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FAQ: IL CORSETTO


I corsetti sono tutti uguali?
Quando un medico prescrive un corsetto è come se prescrivesse un mobile. Se prescrive un corsetto “Cheneau” oppure un corsetto “Lyonese” è come se prescrivesse “una credenza” oppure “un tavolo da cucina”. Tutti possiamo andare da un artigiano costruttore di mobili (in questo caso da un tecnico ortopedico, che lavora sempre “su misura” e mai con corsetti pre-confezionati che non hanno alcun senso nelle deformità vertebrali) che ci può dare un mobile generico (prescrizione di un corsetto generico) oppure una credenza (prescrizione di uno Cheneau). Tutto dipenderà dal mobiliere, come farà il mobile oppure se farà la credenza. I medici più specializzati scrivono anche quante spinte, dove localizzate, quanto alte etc: è come se scrivessero quante ante della credenza, quanti cassetti. Ma c’è ancora una discrezionalità enorme da parte del mobiliere.
Ecco perché in questo campo gli esperti hanno definito a livello internazionale che vale solo la collaborazione diretta tra un medico e un tecnico ortopedico: solo così si avrà un prodotto esattamente corrispondente alle necessità del paziente.
Gli esperti hanno pure definito che i due devono lavorare insieme regolarmente, che si devono confrontare caso per caso per poter arrivare a dare il prodotto migliore al paziente.
Detto questo, è evidente che non tutti i corsetti sono uguali. Noi personalmente crediamo fermamente che la tollerabilità del corsetto sia un obiettivo da perseguire, così come la sua minor visibilità in assoluto sotto i vestiti. Così come il fatto di riuscire a fare sport, a dormire bene, a muoversi liberamente con gambe e braccia dipende essenzialmente da come è fatto il corsetto. Ci sono corsetti che impediscono anche solo di stare seduti a scuola… il che è inaccettabile da tutti i punti di vista.
E’ per questi motivi che non usiamo più alcuni modelli di corsetti visibili, ingombranti, spesso dolorosi (in particolare Milwaukee e Cheneau 2000, che non possono essere modificati in modo da non creare difficoltà alla vita di ogni giorno): procurano danni psicologici e rendendo più difficile l’indossamento impediscono spesso che vengano portati come si deve.
Quindi i risultati sono nettamente peggiori e il numero di pazienti “persi”, ossia che non si curano (o non si curano come si deve) aumenta. E’ il motivo per cui abbiamo importato in Italia lo SpineCor, perché se riusciamo a ottenere con una fasciatura che non si vede risultati analoghi al corsetto rigido, allora perché non facilitare il paziente ? Anzi, è un dovere farlo. Va comunque detto, riguardo allo SpineCor, che è più efficace degli esercizi, ma meno del corsetto rigido, quindi va usato solo in casi non particolarmente gravi e ben selezionati.
Se fate fatica a portare il corsetto perché si vede molto, o perché vi fa male, per prima cosa rivolgetevi al vostro medico per sapere se si può fare qualcosa di meglio; poi verificate se vi dà retta, se vi spiega perché il corsetto è fatto così. E poi tenete conto che come in tutte le opere artigianali c’è chi è in grado di fare la Gioconda e chi fa fatica anche a fare un cartello stradale: ossia, la mano conta eccome.
Noi di ISICO ci serviamo di un certo numero di officine ortopediche sul territorio nazionale, e sappiamo benissimo che ognuna di loro ha i suoi pregi maggiori o minori. Ma sappiamo anche chi è in grado di fare la Gioconda e chi fa un lavoro ottimo (in ogni caso un artista, altrimenti non lo vorremmo con noi), ma non è Leonardo da Vinci.

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Come cambia la vita quotidiana per chi indossa un corsetto?
Con un busto ben confezionato si fa di tutto nella vita quotidiana in modo pressoché normale. Certo, qualche difficoltà in più c’è, ma si esce, si va a scuola, si fa sport in maniera normale. L’importante è accettare il corsetto e portarlo secondo la prescrizione, cercando di fare una vita normale. Cercare di fare tutto quello che si faceva senza il corsetto è fondamentale e significa affrontare una terapia impegnativa, senza complicarsi l’esistenza più del dovuto. Parlarne con i compagni di classe o o con gli amici sembra impossibile, ma superato questo ostacolo, che ad alcuni sembrerà insormontabile,  la vita sarà molto più facile così come la gestione della terapia. Così, oltre al sostegno della famiglia, potrete avvalervi del sostegno dei compagni  e degli amici! Si tratta di un momento particolare della vita dei ragazzi e  avere il supporto delle persona con cui hanno a che fare giornalmente sarà fondamentale. Per partire con il piede giusto, bisogna focalizzare bene chi è il nemico e chi lo scomodo alleato, in modo da non fare la guerra contro il corsetto ma contro la propria patologia

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Si può fare ginnastica col corsetto?
Con il corsetto è possibile anche fare ginnastica a scuola (guardate questo video sulla home page del nostro sito: video “sport e corsetti” ): con il corsetto si può fare di tutto, a patto di non scontrarsi con degli avversari, e di non pretendere di flettere il busto (ossia, le capriole no, ma la ruota sì). Inoltre, facendo sport con il corsetto addosso si scopre che si riesce a fare di tutto, e questo facilita enormemente dal punto di vista psicologico. Dal punto di vista terapeutico, poi, l’aumento della respirazione durante l’attività fisica provoca un aumento delle spinte correttive impartite dal busto. E ancora: i muscoli, “ingabbiati” dal corsetto, muovendosi vengono attivati e questo li aiuta a non perdere di forza. Insomma, una miriade di vantaggi viene dal fare attività fisica, con o senza il busto poco importa (purché si rispettino i tempi e le modalità di indossamento dettati dal medico).

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Arrossamenti da corsetto: che fare?
Per gli arrossamenti da corsetto non vanno bene le creme emollienti o idratanti che ammorbidiscono la pelle, perché possono favorirne la rottura.
Molto meglio una pomata a base di ossido di zinco, oppure se la pelle non è screpolata usare l’alcool o profumi a base alcolica, che ispessiscano la pelle e la rendono più resistente allo sfregamento.
Se gli arrossamenti eccessivi o i punti dolenti persistono, o la pelle si piaga (caso comunque molto raro), bisogna rivolgersi subito al medico specialista per un controllo ed eventuali modifiche al corsetto.
E’ importante fare la doccia o il bagno tutti i giorni. Sotto al corsetto bisogna indossare una maglietta di cotone possibilmente aderente e senza giunture laterali (eventualmente si può rovesciare la maglietta mettendo le cuciture all’esterno). E’ meglio utilizzare una maglietta con la mezza manica, per evitare che il corsetto vada a contatto con le ascelle.

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Come va indossato il corsetto?
Il punto cruciale è sempre quello che il corsetto deve essere indossato per le ore prescritte dal medico: solo così si ottiene la correzione desiderata e non si rischia di compromettere la terapia. E’ bene allacciarlo sempre ben stretto: sarà meno visibile, porterà ai migliori risultati più rapidamente e darà meno fastidio quando si cammina, si corre o si sta seduti.
Per indossarlo è sempre meglio infilarlo, poi distendersi su un pavimento o sul letto per stringerlo: da distesi le curve tendono a ridursi e il corsetto “stabilizza” la colonna vertebrale in una posizione migliore.
Subito dopo mangiato il corsetto potrebbe premere eccessivamente sull’addome: se dà fastidio si può allentare un po’ la chiusura, senza però toglierlo completamente.

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Perché non usiamo più il gesso
Fino al 2004 anche in Isico applicavamo il gesso, poi abbiamo avuto la fortuna di riuscire a sviluppare un corsetto (lo Sforzesco) che ha dimostrato di avere la stessa efficacia, con meno effetti collaterali e consentendo di mantenere una vita migliore. Per noi di ISICO l’aspetto centrale della terapia è la qualità di vita per ottenere una testa sana e non solo una schiena che funziona. Questi risultati migliori sono stati provati con studi formali pubblicati su riviste scientifiche internazionali importanti (vedi www.isico.it/ricerca).

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Perché non usiamo più il Milwaukee
Oggi in campo internazionale il Milwaukee (che pure è efficace nel migliorare i gradi di scoliosi in radiografia) non è più utilizzato, perché è più difficile da portare per i ragazzi, crea maggiori problemi psicologici perché è più difficile da nascondere, rende la schiena troppo dritta vista di profilo e questo è uno svantaggio dal punto dell’equilibrio della colonna, non rimodella le deformità del tronco e i gibbi. Gli esperti di SOSORT hanno pubblicato un Consensus su questo argomento alcuni anni fa ed è emerso che un solo esperto lo usava ancora (oggi non più…) ma solo di notte, proprio per la difficoltà del portarlo nella vita quotidiana (www.scoliosisjournal.com/content/1/1/11) . Noi non usiamo il Milwaukee neanche nelle curve più alte, ma utilizziamo un corsetto basso con il collare del Milwaukee che si può mettere e togliere a piacere, in modo che i ragazzi possano uscire con il corsetto camuffato al massimo.

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I corsetti Cheneau sono standard o personalizzati?
Fare un corsetto è fare un’opera artigianale. Tutto sta all’attenzione e alla cura con cui il corsetto viene realizzato, nonché alle parole con cui è stato prescritto e con cui è stato consegnato e collaudato. Quindi, anche la tollerabilità, così come l’efficacia, varia da un team terapeutico all’altro. Il corsetto è sempre un’opera d’arte individuale dove ci devono essere degli ottimi artisti che rispettano le regole del gioco.
Esistono due categorie di Cheneau: quello più “vecchio”, più tollerabile. Quello più nuovo, detto anche “Cheneau 2000”, più visibile sotto i vestiti e generalmente meno tollerato dai pazienti.
Un corsetto fatto a dovere:

  • non dovrebbe dare dolore, ma fastidio che si prolunga per qualche giorno e poi dovrebbe passare del tutto
  • dopo le prime notti, si dovrebbe poter dormire tranquillamente senza problemi (alla fine della terapia i nostri pazienti fanno fatica a dormire senza…)
  • si dovrebbe poter nascondere bene sotto i vestiti, se ben fatto e se chi lo costruisce e collauda presta attenzione a questo dettaglio considerato da alcuni – a torto – secondario

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    Ci si può curare bene in Italia?
    Oggi per fare un buon trattamento con il corsetto non è necessario “emigrare” né in Francia né altrove, perché esistono centri di eccellenza in Italia per il trattamento della scoliosi almeno pari se non superiori a quelli che si trovano nei maggiori paesi Europei. E i corsetti fatti in Italia sono pagati dalle ASL, perché questo è un diritto riconosciuto dallo stato Italiano e dal nostro Sistema Sanitario.

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    Come si misura l’efficacia di un corsetto?
    Un corsetto funziona se riesce a correggere bene le curve. Per verificarne l’efficacia, lo specialista esperto nel trattamento della scoliosi effettua il collaudo in officina ortopedica, dove insieme al tecnico verifica l’efficacia, la tollerabilità e l’invisibilità del corsetto, ovvero controlla che il corsetto lavori bene e che sia ottimale.
    Successivamente si può verificare la correzione ottenuta attraverso una radiografia in corsetto. Oltre alla capacità del corsetto di per sè di correggere la scoliosi, data dall’abilità ed esperienza del tecnico ortopedico in grado di lavorare insieme allo specialista, ci sono altri elementi che influiscono sull’efficacia.
    Il primo è senz’altro l’indossamento del corsetto. Esso deve essere a tempo pieno nella fase di massimo rischio, ovvero durante la crescita rapida tipica del periodo prepuberale, e all’inizio della terapia a tempo pieno. Per tempo pieno si intende un indossamento superiore alle 18 ore su 24. L’indossamento per garantire i massimi risultati deve essere costante, questo significa che ogni giorno la schiena deve avere lo stesso numero di ore fuori e dentro il corsetto.
    La discontinuità annulla i risultati anche quando il corsetto è estremamente efficace. Indossare il corsetto meno ore è come prendere mezza dose di antibiotico per la polmonite.
    Anche il fisioterapista ha un ruolo nel garantire un corretto uso del corsetto, soprattutto se i messaggi che vengono dati ai ragazzi sono gli stessi dati dal medico. Il terapista esperto in questo tipo di trattamento è in grado di supportare i ragazzi, dando loro i consigli utili nella gestione della terapia e trovando insieme le soluzioni ideali rispetto ai problemi che insorgono di volta in volta. Questo significa lavorare in squadra. Anche il paziente e la sua famiglia fanno parte di questa squadra, e se anche loro condividono gli obiettivi della terapia si possono raggiungere ottimi risultati.
    La motivazione riveste un ruolo basilare per riuscire a indossare bene il corsetto.
    L’associazione con esercizi specifici è inoltre fondamentale: essi compensano gli effetti collaterali di un corsetto portato tante ore, ottimizzando la correzione stessa.
    Infine non posso non citare il potenziale di evolutività della scoliosi, che è stimabile, ma non misurabile e che in rari casi riesce a superare gli effetti di una terapia fatta molto bene.
    Alcune scoliosi sono così aggressive che riescono a evolvere nonostante la terapia, in questi casi una buona terapia riesce a rallentare la progressività, e questo è senz’altro un successo, anche se alla resa dei conti l’entità delle curve a inizio e fine cura è rimasta pressochè identica.

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    Posso fare il bagno (in mare o piscina) col corsetto?
    Sì, è possibile fare il bagno con indosso il corsetto!Basta rispettare una piccola serie di accorgimenti, facendo attenzione e ricordando che non tutti i corsetti purtroppo lo permettono.

    7 regole per fare il bagno con il corsetto:

    • togliete il Thermobrace prima dell’immersione in acqua, avendo cura di non tenerlo al sole. Ricordate di riposizionarlo al termine del bagno
    • levate le coperture posteriori che ricoprono le parti metalliche perché provocano un ristagno dell’acqua rendendo il corsetto maleodorante
    • se fate il bagno in mare sciacquate bene il corsetto con acqua dolce per togliere la salsedine
    • asciugate molto bene il corsetto, soprattutto le parti metalliche, che, essendo in ferro, possono arrugginire macchiando il tubolare
    • non utilizzate il phon per asciugare le spinte. In questo modo evitate di far seccare la colla con cui vengono applicate e nemmeno il corsetto deve essere asciugato con il phon, soprattutto nelle zone dove ci sono le imbottiture. Si correrebbe lo stesso rischio; l’esposizione diretta al sole estivo non fa male solo all’alcantara ma anche al corsetto. In particolare quando il sole scalda le parti metalliche che oltre a diventare roventi si dilatano. Di conseguenza, i fori dove le cerniere si attaccano alle valve in plastica scaldandosi si allargano e si deformano in maniera pericolosa per l’integrità del corsetto, in quanto al momento del raffreddamento la parte metallica riprende le dimensioni iniziali mentre la plastica rimane irreversibilmente allargata/deformata
    • se le spinte sono rivestite con l’alcantara, fatele asciugare molto bene al sole perché questo materiale può rovinarsi facilmente
    • per una maggiore precauzione, potete rivestire interamente il corsetto durante il bagno con la maglia tubolare elastica (SOFT-TUBE o prodotto simile).

    ATTENZIONE!

    • Non è possibile effettuare il bagno con il corsetto se la pattina che protegge l’addome è in cuoio, materiale che si rovina a contatto con l’acqua. È necessario sostituirla con una in plastica (parlane con il tuo tecnico ortopedico)
    • Nel caso di collaudo recente o se siete in procinto di fare un collaudo rivolgetevi alla vostra officina ortopedica di riferimento per maggiori informazioni e procedure da seguire legate alla tipologia del vostro corsetto

    Evitate di fare il bagno dove non si tocca anche se sapete nuotare!

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    Posso andare in bici, moto e motorino col corsetto?

    • Bicicletta Nel codice non c’è nulla di esplicito che riguardi la guida della bicicletta. L’unico articolo teoricamente applicabile dice che “i ciclisti devono avere libero l’uso delle braccia e delle mani e reggere il manubrio almeno con una mano; essi devono essere in grado in ogni momento di vedere liberamente davanti a sé, ai due lati e compiere con la massima libertà, prontezza e facilità le manovre necessarie”. Per quanto riguarda la pedalata, potrebbe esserci qualche problema se la posizione del manubrio rispetto alla sella obbliga a piegarsi a livello dell’anca molto più di 90°. In questo caso, è indispensabile modificare quanto basta l’altezza del manubrio (o la sua forma) e quella della sella, perché la pedalata sia libera.
    • Motorino, scooter e moto. Secondo il codice della strada non c’è alcun problema per la guida di qualsiasi veicolo. Se mani e gambe sono utilizzabili si può guidare anche un’astronave.

    Attenzione! In caso di incidente, l’assicurazione potrebbe creare dei problemi. Se guidate auto o moto, il consiglio è quello di sentire anche la propria assicurazione e se dovesse richiedere ulteriori specifiche in merito al corsetto che indossate, parlatene con il vostro medico.

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    I fastidi del primo corsetto si ripetono ad ogni cambio di corsetto successivo?
    L’idea di cambiare il corsetto è naturale che spaventi i ragazzi, ma è improbabile che si debbano affrontare nuovamente i fastidi avuti all’inizio della terapia. In realtà la situazione più frequente è che il corsetto nuovo risulti persino più “comodo”, dato che quello smesso era diventato inadeguato perché corto e stretto. L’altro vantaggio è che, alla luce dell’esperienza già fatta, sarà più semplice capire subito quali sono le criticità del nuovo corsetto e fare richieste precise al tecnico ortopedico per far sì che il corsetto calzi al meglio.

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    I corsetti Cheneau e Sforzesco a confronto?
    Cominciamo da una premessa: il nome di un corsetto non vuole dire nulla. Purtroppo siamo abituati a pensare ai corsetti come ai farmaci, e quindi una aspirina è diversa da una tachipirina. Questo è solo parzialmente vero per i corsetti, perchè si tratta di un prodotto fatto su misura per ogni singolo paziente, e quindi il successo non dipende dal nome del corsetto ma da come il corsetto viene costruito per il caso del singolo paziente. Se le spinte vengono messe al contrario, se il corsetto viene costruito troppo basso o troppo segnato su un fianco rispetto a come dovrebbe essere, potrebbe anche contribuire a far peggiorare invece che migliorare la scoliosi.

    In cosa si differenziano dunque il Sibilla-Chenau e lo Sforzesco? Esistono delle differenze che inducono a preferenze di uno rispetto all’altro in base al singolo caso; la scelta della prescrizione di un tipo piuttosto che di un altro spetta al medico specialista.
    Partiamo intanto dal materiale: il Sibilla-Cheneau, adottato in ISICO, è un monovalva costruito in polietilene, mentre lo Sforzesco è un bivalva in materiale molto più rigido collegato da cerniere posteriori per poterlo aprire, a volte con una barra in alluminio. Essendo più rigido, lo Sforzesco ha dimostrato efficacia paragonabile ai vecchi gessi, con il grosso vantaggio di poterlo rimuovere per la doccia.

    Il Sibilla-Cheneau tendenzialmente viene proposto in scoliosi meno gravi e con minore rigidità e viene preferito prima della pubertà, mentre generalmente lo Sforzesco è riservato a scoliosi più gravi o che presentano maggiore rigidità (ad esempio in ragazzi con una maturazione ossea più avanzata).

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