Il blog di Isico dedicato alla scoliosi
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FAQ: LA SCOLIOSI


E’ vero che la scoliosi ha cause di natura psicologica?
La scoliosi è una patologia di origine genetica, non psicologica. A oggi sono stati individuati più di 30 geni che sono coinvolti nell’esordio e nel progresso della scoliosi.
E’ vero che la maggior parte dei ragazzi affetti da scoliosi mostra dei disagi psichici, soprattutto se porta il corsetto. Bisogna però ricordare che la scoliosi generalmente diventa evidente al momento dello sviluppo puberale, e in quel periodo quasi tutti i ragazzi mostrano qualche disagio psicologico legato ai cambiamenti del loro corpo e al disagio talvolta presente nel rapporto con i coetanei.

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Il trattamento con il corsetto è proprio necessario?
L’evoluzione della scoliosi si basa su principi meccanici, che seguono leggi ben precise e documentate. Pertanto le scoliosi di una certa entità NON hanno alternativa al sostegno esterno fornito da un corsetto. Ci sono anche scoliosi lievi che pur non trattate o trattate in modo inadeguato non peggiorano. Il problema è che oggi nessuno è in grado di predire con certezza quale singolo caso evolverà e quale no.
Il trattamento con corsetto è raccomandato dalle linee guida Italiane e da quelle di SOSORT (la società scientifica degli esperti di scoliosi di cui fa parte lo staff di ISICO) per le scoliosi di una certa entità.

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Si può curare la scoliosi con gli esercizi?
Tutte le metodiche di esercizi che hanno scientificamente dimostrato la loro efficacia nella cura della scoliosi hanno dei limiti, nel senso che se la curva è troppo importante non possono da soli arrestarla. Per tali curve è indispensabile il corsetto.

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Le radiografie sono proprio indispensabili?
La scoliosi necessita di essere monitorata oltre che con le visite, che sono fondamentali, anche con le radiografie (minimo una all’anno, ma all’estero la prassi è una ogni sei mesi). La radiografia infatti permette di vedere come stanno crescendo le vertebre e di misurare l’entità della curva.

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La scoliosi è ereditaria?
La scoliosi ha una base genetica, questo è documentato. E colpisce prevalentemente le donne, anche se pure i maschi possono esserne affetti. Ma la genetica non basta, ci sono altri fattori che determineranno nei figli la presenza o meno della scoliosi. Rivolgersi al genetista non è utile, è più utile tenere sotto controllo i bambini sapendo che hanno più rischio di avere la scoliosi, ma nessuna certezza.

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Dalla scoliosi si guarisce?
La fine della terapia non implica che la scoliosi sia guarita, dato che dalla scoliosi non si guarisce. Guarire vorrebbe dire tornare a zero gradi, cosa che è realmente eccezionale, ma ciò che conta in realtà è avere una curva lieve anche se la colonna non è perfettamente dritta. La terapia della scoliosi finisce al termine della crescita ossea (a parte i casi gravi scoperti molto tardi o quei casi in cui la maturazione ossea è più lenta della media). A quel punto si entra nella fase del monitoraggio, con controlli periodici ogni anno, biennali o triennali a seconda dell’entità. Se a un certo punto la scoliosi inizia a peggiorare ci sono 2 possibilità: sottoporsi all’intervento, oppure mettersi a fare regolarmente esercizi specifici per mantenere la situazione stabile.

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Quali risultati ci possiamo aspettare nella cura della scoliosi?
Purtroppo con la scoliosi non c’è garanzia di risultato. Secondo la nostra esperienza non ci sono praticamente problemi a controllare curve sotto i 30° scoperte in età adolescenziale (diverso il caso delle scoliosi infantili e giovanili, che peggiorano invece quasi sempre in pubertà nonostante il trattamento): a memoria nostra ne ricordiamo solo una su migliaia e migliaia di casi che è peggiorata nonostante tutto. Oltre i 50° invece i possibili peggioramenti nonostante un trattamento ben fatto sono comuni. Il problema quando si hanno più di 50° di curva è che non basta stabilizzare, ma si deve migliorare. Questo è possibile, ma costa molta fatica, corsetti fatti perfettamente, usati al meglio, ed esercizi corretti e ben adattati al trattamento (ossia integrati perfettamente con il corsetto). Tra i 30° e 50° il peggioramento è comunque molto raro (ben al di sotto di 1 caso su 100 – sempre che si lavori bene), ma è sempre possibile, purtroppo.

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Corsetto ed esercizi raddrizzano la schiena?
Lo scopo per cui si porta un corsetto e si fanno gli esercizi in caso di scoliosi non è raddrizzare la schiena (non è possibile neanche con le terapie più aggressive), ma superare l’adolescenza e arrivare alla vita adulta con una schiena che dia ragionevoli garanzie di non creare problemi con il progredire dell’età (dolore, peggioramento) e con un aspetto estetico gradevole che permetta di andare in spiaggia senza vergognarsi. Tutto questo normalmente si ottiene quando la curva rimane al di sotto dei 30°. Oltre questa soglia non è detto che ci saranno problemi, ma i rischi aumentano quanto più aumentano i gradi.

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Cos’è la Sindrome di Chiari?
La sindrome di Arnold Chiari, cioè lo scivolamento del midollo allungato e del cervelletto nel foro occipitale è una causa rarissima di scoliosi. Normalmente diventa sintomatica nell’adolescenza, talvolta un po’ più avanti, (ma l’esordio varia dal primo anno di vita ai 60 anni) con sintomi importanti. E generalmente si associa a malformazioni delle ossa craniche.

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Cosa si intende per atteggiamento scoliotico?
Un atteggiamento scoliotico non è una patologia: si tratta semplicemente della presenza di lievi asimmetrie.
Bisogna distinguere un dismorfismo come la scoliosi da una paramorfismo come l’atteggiamento scoliotico. In quest’ultimo infatti mancano i classici segni clinici della scoliosi come il gibbo, provocato dalla rotazione vertebrale e la deformità ossea presente radiograficamente. Pertanto, senza una curva radiografica e in assenza di rotazione, per definizione non siamo di fronte ad una scoliosi. In questi casi, se non basta un rinforzo muscolare generico dato dall’attività fisica regolare, può essere utile della ginnastica specifica. Durante il periodo dello sviluppo è opportuno fare qualche controllo specialistico per essere sicuri che l’atteggiamento scoliotico non nasconda una scoliosi vera. In tal caso sarebbe necessario un trattamento più specifico.

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Radiografia, quali i rischi e quale la necessità?
Se c’è un dubbio clinico di scoliosi, si deve per forza fare una radiografia che possa consentire di completare la diagnosi. Il terrorismo ingiustificato che viene fatto sulle radiografie è totalmente sbagliato: con una radiografia oggi si prendono meno raggi che facendo un week-end in alta montagna, o con un viaggio transcontinentale in aereo. Quindi, proprio pochi raggi. Ovviamente il medico accorto deve sempre soppesare rischi e benefici per qualunque procedura intenda applicare. Ma i rischi di non capire se la scoliosi sia congenita (per esempio) o di quanti gradi (soprattutto) sono molto più alti di quelli dei raggi stessi: si rischia di non fare la terapia giusta, di perdere del tempo e trovarsi poi con una situazione ingestibile. Le radiografie vanno fatte il meno possibile, ma quando è necessario si devono fare per non trovarsi poi nei pasticci. E in caso di scoliosi il monitoraggio radiografico è indispensabile. Abbiamo strumenti per ridurne al minimo il numero, ma quel minimo va fatto. Se si tratta di ipercifosi o di dorso curvo (ovviamente se non sono secondari ad un’altra patologia), invece è possibile limitarsi ad una sola radiografia ad inizio e fine terapia e poi si possono tranquillamente fare i controlli solo con analisi di superficie.

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Scoliosi: è vero che alcuni propongono teorie da incompetenti?
Non perdete tempo e denaro in tecniche “sperimentali” o che non hanno dimostrato la loro efficacia nella terapia della scoliosi. Tra queste rientrano:
a. Souchard, o RPG, o Rieducazione Posturale Globale
b. Mézières
c. Bertelè
d. Pancafit o Metodo Raggi
e. Pilates
f. Ginnastica aerea
g. Feldenkrais
h. Bobath
i. Sohier
j. Chiropratica
k. Osteopatia
l. Manipolazioni
m. Bite dentali
n. Plantari
o. Farmaci di ogni genere
Ovviamente non abbiamo alcuna preclusione contro queste tecniche: il giorno che i loro estimatori porteranno prove sulle riviste scientifiche internazionali che queste tecniche sono utili, saremo i primi ad adottarle.

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Il Metodo Mézières funziona?
Il metodo Mézières fa peggiorare la scoliosi, anche questo va detto forte e chiaro.
Uno studio condotto a Lione e presentato al Congresso SIRER del 1994 lo ha chiaramente dimostrato. 10 pazienti con curve a rischio di corsetto sono stati seguiti per un anno da terapisti Mézières abilitati con sedute individuali una volta alla settimana. Tutti i pazienti sono peggiorati di una media di 9,5 gradi (dai 18-20 iniziali). A tutti i pazienti è stato prescritto un corsetto. Nella peggiore delle ipotesi, in una situazione del genere, ci si poteva attendere un 50-60% di prescrizione di corsetto.
Purtroppo a 15 anni di distanza c’è ancora chi insegna il Mézières (o suoi derivati, come la Pancafit) come tecnica per curare la scoliosi e ci sono ancora fisioterapisti che la applicano per questo.
Gli studi scientifici ci dicono che:

  • la scoliosi non ha origini psicologiche
  • i muscoli non causano la scoliosi (salvo rarissime eccezioni perfettamente diagnosticabili)
  • le deformazioni ossee, una volta acquisite, sono ben poco (per non dire quasi per nulla) modificabili senza ricorrere a strumenti esterni al nostro corpo. Si possono correggere gli atteggiamenti posturali, ma non le ossa, e la scoliosi è una deformità delle ossa.
  • non esiste una terapia che corregga del tutto la scoliosi vera: non ci riesce la chirurgia, non ci riesce il corsetto, tanto meno ci possono riuscire degli esercizi
  • se si riesce a raddrizzare una colonna, allora vuol dire che quella non era una scoliosi vera ma un atteggiamento scoliotico (e quindi bastava un po’ di sport per recuperarla, senza nessuna terapia)

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E l’Osteopatia? O la chiropratica?
Oggi non esistono prove circa l’efficacia dell’osteopatia come terapia della scoliosi. Chi utilizza l’osteopatia nel campo della scoliosi come unica arma si assume un rischio considerevole, poiché lo fa senza aver verificato la reale efficacia di quello che sta facendo, o se lo ha fatto non ha poi pubblicato i dati al fine di far crescere l’intera comunità scientifica. Sicuramente la strada dell’osteopatia appare molto più affascinante e più facile di quella del corsetto.
Qualcuno propone invece l’associazione dell’osteopatia agli altri trattamenti, non come alternativa ma come arma in più. Anche in questo caso non è possibile dire con certezza se ci possano essere dei vantaggi.
Quanto detto per l’osteopatia vale anche per la chiropratica e tutte le metodiche di medicina manuale, come appare da un lavoro di revisione della letteratura pubblicato qualche tempo fa dal nostro gruppo.

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Scoliosi e Yoga
Secondo l’evidenza scientifica esistente, nell’ambito del trattamento conservativo della scoliosi, gli esercizi fisioterapici specifici vanno impiegati come primo step terapeutico, in caso di scoliosi lievi e medio-lievi. L’obiettivo è fermare o limitare la progressione della curva in pubertà, prevenire le disfunzioni respiratorie ed eventuali algie vertebrali e migliorare l’estetica del paziente. Gli esercizi si basano sulla nozione fondamentale dell’autocorrezione del paziente, il quale impara, con l’esercizio specifico appunto, a contrastare la deformità, nei tre piani dello spazio, verso cui viene spinta la sua colonna vertebrale.
Da quanto detto deriva l’altra caratteristica fondamentale di tali esercizi: quella di essere ‘costruiti’ specificamente addosso a ogni paziente, perché ogni scoliosi costituisce un ‘mondo a sé’ e va pertanto affrontata con piani fisioterapici personalizzati e individuali. Infine un’ulteriore caratteristica è quella di essere inseriti nel contesto delle attività della vita quotidiana.
Lo Yoga, al contrario, non ha finora dimostrato scientificamente alcuna efficacia, nel trattamento conservativo della scoliosi. Lo yoga fa parte di quel gruppo di tecniche di movimento alternative che in alcuni casi, soprattutto negli Stati Uniti, vengono usate anche come tecniche di trattamento di problemi di salute. Lo yoga, dunque, è costituito da esercizi o posizioni ripetute, che non contemplano assolutamente il concetto dell’autocorrezione, né sono ‘tagliate’ specificamente addosso a ogni paziente. L’unico obiettivo comune, che alcune posizioni dello Yoga potrebbero avere con gli esercizi fisioterapici specifici citati, è quello di incrementare l’effetto stabilizzante dell’esercizio stesso, ma anche questo resta da dimostrare in termini scientifici.

Scoliosi congenite cosa sono e come si trattano?
Le scoliosi congenite rappresentano un piccolo sottogruppo di scoliosi dovuta a un difetto di formazione delle vertebre durante la vita intrauterina. I difetti di formazione possono essere variabili: a volte a un certo livello della colonna si trova una mezza vertebra, fatta a cuneo (emispondilo), altre volte si possono trovare più vertebre fuse insieme a formare un osso unico, in altri casi vi può essere una condizione mista. Anche i livelli interessati possono variare, con la deformità localizzata in uno solo o in più punti della colonna. L’evoluzione delle scoliosi congenite è piuttosto variabile: la presenza di emispondili è normalmente associata a un rischio di progressione maggiore rispetto alle altre tipologie, ma molto dipende dall’equilibrio complessivo della colonna. Se la colonna ha un suo equilibrio il rischio di progressione è inferiore. Inoltre, frequentemente i tratti della colonna che si incurvano maggiormente non sono quelli interessati dalla malformazione congenita ma i tratti adiacenti.

Dal punto di vista del trattamento, le scelte sono per certi versi simili a quelle della scoliosi idiopatica, a parte forse per gli esercizi, che da soli hanno un beneficio limitato, mentre sono un complemento indispensabile al trattamento con il corsetto. Quest’ultimo, modificando le forze di crescita, consente di ridurre il progredire della deformità nei tratti scoliotici, determinando una migliore crescita della parte meno sviluppata (se presente) ed una minore in quelli già troppo sviluppati. Inoltre a volte si osservano correzioni sulle vertebre adiacenti, con deformazione compensativa delle ossa inizialmente normali. Inoltre può garantire un buon equilibrio dei tratti adiacenti, permettendo di arrivare a fine crescita con una colonna in equilibrio, evitando quindi lo sviluppo di pericolosi compensi. La chirurgia viene applicata a volte molto precocemente in caso di presenza di emispodili, e si basa sulla rimozione degli stessi per prevenire o limitare la progressione, fermo restando che nei casi gravi si ricorre comunque all’artrodesi, cioè al blocco di tutte le vertebre mediante strumentazione metallica. L’obiettivo dell’emispondilectomia (rimozione della singola vertebra cuneizzata) è quello di permettere alla colonna di poter crescere diritta senza bisogno di altri trattamenti (che siano corsetti o ulteriori interventi), ma i risultati a lungo termine ancora non ci sono per giustificare la correttezza di questa teoria. Questo intervento viene teorizzato soprattutto nei bambini più piccoli entro i due anni di vita, quando ancora non si sono sviluppati compensi nelle vertebre vicine.

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