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Quando la scoliosi è secondaria

20 novembre, 2020 (13:08) Di: Giulia Fregna

Scoliosi: idiopatica o secondaria?

Facciamo chiarezza!

La scoliosi si definisce come una “deformità tridimensionale della colonna vertebrale”, complessivamente riguarda il 3% della popolazione e nell’80% dei casi la sua origine non è conosciuta, per questo viene definita idiopatica.

D’altra parte, nel restante 20% dei casi, la causa della scoliosi è nota e secondaria ad altre patologie.

In particolare, la scoliosi può essere manifestazione di difetti congeniti, ovvero alterazioni che si originano prima della nascita, come anomalie nella formazione vertebrale, fusioni costali o saldature vertebrali. Altri disturbi che possono dare origine a scoliosi sono sindromi eredogenetiche, coinvolgenti il sistema nervoso e/o quello muscoloscheletrico e malattie quali neurofibromatosi, morbo di Marfan, sindrome di Willi-Prader e siringomielia.

In un’altra quota di casi, la scoliosi può essere secondaria a cause iatrogene, ovvero “effetti collaterali” di trattamenti medico-sanitari svolti, tra cui la radioterapia o interventi chirurgici come laminectomie o toracotomie.

Infine, le scoliosi possono derivare da altre cause, come ustioni o cicatrici retratte, paraplegie post traumatiche, tumori vertebrali o infezioni vertebrali batteriche o parassitarie.

Le peculiarità specifiche delle scoliosi secondarie, tra cui l’età media di insorgenza, dipendono strettamente dalla malattia a cui sono associate. Complessivamente, esse sono caratterizzate da una maggiore aggressività e da una minor risposta al trattamento rispetto alle scoliosi idiopatiche.

In tutti questi casi, in presenza di sospetta o accertata scoliosi secondaria, diviene fondamentale rivolgersi ad un medico specialista in patologie vertebrali.

In presenza di dubbia origine della scoliosi, il medico specialista, in seguito a valutazione clinica e strumentale approfondita individuerà eventuali ulteriori indagini e accertamenti da eseguire, necessari al fine di confermare od escludere la presenza di patologie primarie “nascoste” dalla scoliosi presente.

D’altra parte, nei casi di confermata scoliosi secondaria, il trattamento proposto e la sua gestione nel tempo sarà pianificata e modulata in relazione alla globalità della malattia e alla sua complessità.

Proprio in relazione alla maggiore aggressività spesso presente, risulta prioritario rivolgersi a specialisti estremamente competenti in materia di patologie vertebrali, al fine di monitorare puntualmente l’evoluzione della malattia. Solo così si individuano periodicamente le migliori possibilità terapeutiche e riabilitative in relazione alla condizione complessiva del paziente e coerentemente alle opportunità, i benefici e gli obiettivi individuati.

L’intervento del medico specialista sarà quindi in accordo e in collaborazione con le diverse figure sanitarie appartenenti all’intero percorso di cura del paziente, al fine di co-operare nella totalità della condizione specifica per raggiungere i migliori risultati di salute possibili.

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