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Scoliosi: da paziente a terapista

4 dicembre, 2019 (11:47) Di: ISICO

Succede che dopo essere stati per anni pazienti e aver attraversato le difficoltà e i sacrifici che certe terapie comportano, si decida di voler passare dall’altra parte, da quella di chi quella patologia la cura. E’ capitato a Giulia Larcher, neo laureata in fisioterapia proprio con una tesi sulla Scoliosi Idiopatica.

In terapia con un corsetto Cheneau dal 2010 al 2015, Giulia si definisce“terapista-paziente”: “Un terapista con un bagaglio di informazioni più completo, non tanto rispetto alla malattia quanto per i vissuti che la incarnano. Vissuti che riguardano in particolare la sfera affettiva e sociale, con le sofferenze e gli ostacoli in cui la persona si trova coinvolta. Il percorso di paziente è un’esperienza in prima persona di tale patologia, che ha aumentato la sua sensibilità, arricchendola di informazioni uniche e personali”.

Un po’ come dire che è più facile “sentirsi nelle stesse scarpe” quando le si ha indossate per lungo tempo: “ Il fisioterapista che si trova a costruire un rapporto terapeutico di questo tipo è in grado di creare fili di connessione speciali -ci racconta Giulia- può rivelarsi una guida a cui la persona può ispirarsi per il suo percorso, insieme possono crescere nell’esperienza di questa malattia, condividendo impressioni, dubbi e scoperte”.

L’empatia fra paziente e specialista, medico o fisioterapista, è di sicuro un aspetto fondamentale in una terapia come quella che comporta la scoliosi e, in un percorso come quello di Giulia, questo tassello può rivelarsi ancora più forte.

Cosa ha spinto Giulia a scegliere un certo tipo di formazione e soprattutto a farne il tema della propria tesi?

“Nella mia esperienza di paziente ho cercato di cogliere ciò che la mia esperienza mi ha insegnato e mi porto dentro. Lavorare a questo progetto mi ha spinta a riflettere sul mio cammino di crescita – spiega Giulia – molte persone mi sono state vicine, come i miei genitori, che mi hanno sostenuta con il loro amore, i compagni e i professori degli ultimi tre anni di scuole superiori, con i quali ho maturato un modo nuovo di vedere la diversità e la mia femminilità, un allenatore di pallavolo e un allenatore di atletica, che mi hanno aiutata a liberare la mia espressione e a credere nelle mie capacità, e la mia fisioterapista, che mi ha accompagnata in questa sfida con la sua energia”.

I pazienti con scoliosi idiopatica sono ragazzi e ragazze che vivono un momento di vita, l’adolescenza, ricco di mutamenti fisici e psicologici. E proprio in un periodo così delicato, volte fragile, la scoliosi si inserisce in ogni aspetto del cammino, occupa parte del tempo, altrimenti dedicato a coltivare le proprie passioni e interessi.

“Sono convinta che la mia esperienza di paziente possa aiutarmi come terapista a condividere al meglio la situazione di malattia e offrire un supporto sul come affrontarla – conclude Giulia – perché la terapia della scoliosi può essere affrontata al meglio se il paziente ha costruito motivazioni forti e le ha fatte proprie. Da queste dipendono in gran parte la costanza dell’esercizio e l’efficacia stessa della cura”.

Commenti

Commento di Enzo
Il 20/01/2020 alle 12:34

Voglio un cosiglio tecnico per la misurazione curva di cobb scolisi,e’vero che la misurazione va come è messo il corpo da mefico a mefico co possono essere 56 punti ti grado z grazie Enzo

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