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La prevenzione? Comincia da noi!

15 gennaio, 2018 (10:43) Di: Sabrina Donzelli

Curare le patologie vertebrali durante la crescita è in un certo senso un trattamento preventivo: infatti, se non è possibile prevenire l’insorgenza della scoliosi, si può fare moltissimo per prevenirne le conseguenze negative legate all’aggravamento.

Prevenzione significa che proviamo a evitare un evento con le armi che abbiamo a disposizione a seconda del singolo caso: quando parliamo di scoliosi l’evento è il peggioramento oltre le soglie di tranquillità.

Se la scoliosi peggiora oltre i 30 gradi ci potrebbero essere dei problemi di salute nella vita adulta.

Attraverso la terapia preveniamo i rischi nella vita adulta: in primis il mal di schiena e la possibilità che le curve peggiorino anche al termine dell’accrescimento, provocando l’incurvamento progressivo in avanti del nostro tronco causato dall’evoluzione della deformità vertebrale, accompagnato da mal di schiena e disabilità.

Per noi medici la prevenzione è fondamentale perché più la nostra diagnosi è precoce più siamo capaci di prevenire una patologia o il suo peggioramento.

Quando parliamo di prevenzione parliamo di fattori di rischio. Vediamo quali sono nel caso delle deformità vertebrali.

Crescere è un fattore di rischio: ci sono momenti di crescita rapida che espongono al rischio di insorgenza di deformità vertebrali, o al peggioramento di deformità che fino ad allora erano rimaste nascoste.

L’entità della curva rappresenta un ulteriore fattore di rischio: curve importanti possono peggiorare anche senza crescita.

La familiarità è un altro elemento di rischio: la scoliosi è una malattia ereditaria, quindi è un fattore di attenzione una storia pregressa di trattamento per scoliosi di uno o entrambi i genitori, o che vi siano familiari con scoliosi.

Noi medici abbiamo a disposizione uno strumento utile per fare prevenzione: lo screening.
In cosa consiste? Si fa un esame a tutti i pazienti che appartengano a una categoria a rischio con l’obiettivo di identificare coloro che veramente hanno la patologia, così da trattarli nei tempi ideali per prevenire i problemi in età adulta.

Nel trattamento conservativo della scoliosi una diagnosi tardiva espone maggiormente al rischio di fallimento terapeutico, ossia di necessità di intervento chirurgico.

Lo screening per la scoliosi dell’adolescente è un test clinico semplice, chiamato test di Adams: il paziente piega in avanti il tronco mantenendo le braccia e la testa rilassati e le gambe perfettamente dritte, se si misura con lo scoliometro una prominenza maggiore da un lato, il paziente potrebbe avere la scoliosi e verrà indirizzato a una visita specialistica.

Lo screening è proposto a tutti i ragazzi intorno agli 11 anni di età, perché il momento di massima manifestazione della scoliosi è nel periodo che precede la pubertà e alcuni studi hanno dimostrato che questa è la fascia di età più esposta al rischio.

E se lo screening risulta negativo? Il problema è risolto? Non ci dobbiamo più preoccupare che i nostri figli abbiano la scoliosi?

Purtroppo no, la scoliosi potrebbe manifestarsi più avanti con la crescita. Infatti i ragazzi a 11 anni non sono tutti già nella fase prepubere, alcune ragazze sono già avanti nello sviluppo, altre non hanno neanche un segno di pubertà. E’ fondamentale quindi prestare attenzione e monitorare la crescita, facendosi promotori dello screening: i genitori stessi possono fare lo screening in prima persona seguendo poche e facili istruzioni e devono rivolgersi al pediatra per il bilancio di salute che in età peri-puberale deve anche includere una valutazione della colonna vertebrale. Se ci sono fattori di rischio questa valutazione va espressamente richiesta e sollecitata.

Parlando di prevenzione, questa vale anche nella vita adulta?

Abbiamo delle soglie di rischio anche nell’adulto, le curve oltre i 30 gradi hanno rischi crescenti di progressività: come si fa la prevenzione negli adulti? La strategia preventiva migliore da attuare in quei casi in cui ci siano dei fattori di rischio riconosciuti è rappresentata dalla cosiddetta prevenzione secondaria e prevede un monitoraggio attento della patologia.

Si chiama follow-up ed è la strategia più efficiente per effettuare, quando occorre, un trattamento tempestivo e quindi più efficace.

Il problema più grosso con gli adulti è il non voler occuparsi della propria patologia: perché hanno paura di affrontare un problema che magari è già stato doloroso in passato o perché credono di essere senza speranza o ancora perché ritengono che sia meglio dedicare le loro forze ai loro figli e non a se stessi. Tutto ciò espone purtroppo a problemi maggiori con il tempo: se la scoliosi peggiora non è importante solo in questo momento, ma soprattutto per i danni che porterà in futuro, peggiori di quelli attuali. E’ importante non aspettare e almeno sapere se qualcosa sta cambiando o se è tutto stabile e quindi stare tranquilli.

Commenti

Commento di Giuliana
Il 27/01/2018 alle 01:15

Salve a tutt*,
ho 34 anni ed una rotoscoliosi ad esse italica che sarà sui 44 gradi, almeno così era fino al 2012, anno dell’ultima radiografia. Negli ultimi anni ho cercato di perdere peso, visti i ripetuti episodi di dolore diffuso su tutto il rachide e non solo, da più di un annetto ho anche cominciato a fare yoga e pilates, per cercare di mantenere allenata la muscolatura. Nell’ultimo periodo ho però notato che sento il bisogno di far “scrocchiare” le vertebre sul lato della curva principale (apice in d8), e “scrocchia” in continuazione. Ho il timore che possa essere il campanello d’allarme di un peggioramento della mia condizione, considerato anche il lavoro che faccio (assistente al dentista), che mi costringe a volte ad assumere posizioni contorte. Cosa posso fare? Un ulteriore consulto? Risonanza magnetica per controllare lo stato delle vertebre? E’ da quando ho 9 anni che vedo ortopedici che tra busti Milwaukee ed in gesso non mi hanno aiutato granché. Grazie in anticipo, è di conforto potersi confrontare con chi vive queste tematiche quotidianamente.

Commento di conclep
Il 31/01/2018 alle 22:21

mio marito ha sviluppato una scoliosi conseguente alla manifestazione di sclerosi multipla con sintomo localizzato nell’articolazione del passo destro. Sembra che per compensare il disturbo nella camminata si sia creata questo scompenso sulla colonna vertebrale visibile con una spalla più giù. Non riusciamo a capire a chi rivolgerci per fare un’analisi posturale con adeguata attività: un osteopata, un fisiatra, un posturologo, un ortopedico, un chiropratico….insomma, chi?

Commento di Fabio Zaina
Il 07/02/2018 alle 12:43

Gent.ma Sig.ra Conclep,
penso che la cosa migliore sia rivolgersi ad un medico Fisiatra esperto nella riabilitazione della sclerosi multipla per avere un inquadramento appropriato.
In bocca al lupo
Fabio Zaina

Commento di Alessandra Negrini
Il 07/02/2018 alle 12:51

Gentile Giuliana,
condivido la sua scelta di fare attività fisica regolare, per mantenere in buona condizione la muscolatura del tronco.. Se l’attività fisica non fosse sufficiente a ridurre i dolori, è probabile che esercizi fisioterapici specifici possano aiutarla.
In presenza di scoliosi della sua entità, in età adulta si consiglia di fare controlli medici regolari ogni 2 anni circa e radiografie ogni 4-5 anni, per verificare la stabilità delle curve e per la eventuale prescrizione di esami più approfonditi come la RMN, che però devono essere giustificati dai sintomi.
Le vertebre che “scrocchiano” non sono un segnale di allarme, piuttosto la scelta di ripetere spesso i movimenti che le fanno “scrocchiare” potrebbe alla lunga destabilizzare la colonna, allentando la tensione dei legamenti e favorendo il peggioramento della scoliosi. Il mio consiglio è di evitarlo, mentre se succede sporadicamente facendo certi movimenti e non è accompagnato a dolore, non se ne preoccupi.
La saluto
Alessandra Negrini

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