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Diagnosi corretta: “misurare” non basta

10 dicembre, 2015 (12:14) Di: Francesca Di Felice

Per poter fare una corretta diagnosi di scoliosi noi medici dobbiamo valutare più elementi tra loro interconnessi: la storia del paziente, gli aspetti clinici che il medico individua al momento della visita e le alterazioni della colonna vertebrale identificabili con la radiografia.
Sono necessari tutti questi elementi per avere il completo quadro clinico del paziente: alcuni elementi potrebbero ricoprire il ruolo di indizi, altri quello di prove.
La rilevazione radiografica di un’alterazione strutturale delle vertebre, con formazione di curve anomale della colonna vertebrale, rappresenta l’elemento chiave per la diagnosi di scoliosi: è una prova che siamo in presenza della patologia.
La radiografia della colonna, dunque, è fondamentale per la conferma diagnostica della presenza della scoliosi, per misurare la gravità della deformazione (lieve, media, grave) e per il monitoraggio nel tempo della deformità stessa.
E’ fondamentale però che il medico tenga ben presenti le caratteristiche e i limiti degli strumenti che ha a disposizione: nel caso della radiografia va ricordato che essa è una rappresentazione in due dimensioni (cioè in un piano) di una struttura tridimensionale (la colonna vertebrale del paziente), che la geometria dell’immagine radiografica dipende anche dalla posizione del paziente al momento dell’esecuzione dell’esame e dalla proiezione, cioè dal percorso dei raggi X attraverso il corpo, e infine che la radiografia fotografa in un determinato istante una struttura (la colonna vertebrale) che in realtà effettua continui piccoli aggiustamenti di posizione per assicurare l’equilibrio complessivo del corpo.
A tutto questo si aggiunge poi l’imprecisione che caratterizza inevitabilmente ogni misura: avete mai provato a salire su una bilancia per 10 volte consecutive ? Poche volte verrà riportata la stessa misura: questo viene chiamato tecnicamente chiamato “errore di misura”. Nel caso delle radiografie, a questo “errore di misura”, si aggiungono anche i gradi di incertezza dovuti all’oggetto della misura, cioè l’essere umano!
La valutazione radiografica della curva scoliotica è dunque collegata inesorabilmente all’esistenza di un errore di misurazione della curva stessa, tanto che la comunità scientifica internazionale ha identificato tale errore in circa 5° (+ o – 5° rispetto alla misurazione dell’angolo Cobb, cioè dell’ampiezza della curva della colonna vertebrale). Questo indice costituisce un riferimento medio, ma come in ogni media in alcuni casi l’errore può essere anche decisamente superiore.

Alla luce anche di ciò, bisogna sottolineare che, pur riconoscendo l’enorme utilità che l’esame radiografico ha per la diagnosi e il monitoraggio nel tempo della scoliosi, le informazioni che ne derivano vanno integrate con tutte le valutazioni cliniche del paziente (asimmetrie del tronco, localizzazione ed entità dei gibbi, rigidità della colonna, eventuale associazione con disturbi di carattere neurologico) e che tale integrazione rimane fondamentale in tutti i momenti di valutazione del paziente, dalla prima visita ai controlli successivi.

E’ in quest’ottica che il medico specialista dei problemi della colonna vertebrale diventa “interprete e traduttore” della manifestazione della malattia.

Attenzione, dunque, a non far coincidere la valutazione della patologia e della sua evoluzione esclusivamente sulla misurazione radiografica che, per quanto sia oggi indispensabile, ha dei limiti di precisione ed accuratezza di cui tenere conto.

Commenti

Commento di Denise
Il 28/03/2018 alle 15:08

Buon giorno, la radiografia si può fare anche indossando il corsetto tipo Lyonnese per verificare che le spinte siano corrette?
Grazie anticipatamente

Commento di Martina Poggio
Il 09/04/2018 alle 15:34

Buongiorno,
non tutti i medici specialisti ritengono utile effettuare ​la radiografia in corsetto​. Chi la prescrive lo fa proprio per verificare che le spinte date dal corsetto siano corrette e per ragionare se la correzione data dal corsetto è ottimale o se occorre apportare delle modifiche con il tecnico ortopedico per ottenere i massimi risultati dalla terapia.
Si può fare con qualsiasi tipo di corsetto (anche il Lionese) e in ISICO viene prescritta a tutti i pazienti dopo un mese dall’indossamento del corsetto. ​Ma tutto dipende da quello che ritiene più corretto fare il medico specialista​ ​che la segue.​
Cordiali saluti
Martina Poggio

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