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Scoliosi congenite: trattarle come le idiopatiche?

12 novembre, 2014 (11:19) Di: Fabio Zaina

Le scoliosi congenite rappresentano un piccolo sottogruppo di scoliosi dovuta a un difetto di formazione delle vertebre durante la vita intrauterina. I difetti di formazione possono essere variabili: a volte a un certo livello della colonna si trova una mezza vertebra, fatta a cuneo (emispondilo), altre volte si possono trovare più vertebre fuse insieme a formare un osso unico, in altri casi vi può essere una condizione mista. Anche i livelli interessati possono variare, con la deformità localizzata in uno solo o in più punti della colonna. L’evoluzione delle scoliosi congenite è piuttosto variabile: la presenza di emispondili è normalmente associata a un rischio di progressione maggiore rispetto alle altre tipologie, ma molto dipende dall’equilibrio complessivo della colonna. Se la colonna ha un suo equilibrio il rischio di progressione è inferiore. Inoltre, frequentemente i tratti della colonna che si incurvano maggiormente non sono quelli interessati dalla malformazione congenita ma i tratti adiacenti.

Dal punto di vista del trattamento, le scelte sono per certi versi simili a quelle della scoliosi idiopatica, a parte forse per gli esercizi, che da soli hanno un beneficio limitato, mentre sono un complemento indispensabile al trattamento con il corsetto. Quest’ultimo, modificando le forze di crescita, consente di ridurre il progredire della deformità nei tratti scoliotici, determinando una migliore crescita della parte meno sviluppata (se presente) ed una minore in quelli già troppo sviluppati. Inoltre a volte si osservano correzioni sulle vertebre adiacenti, con deformazione compensativa delle ossa inizialmente normali. Inoltre può garantire un buon equilibrio dei tratti adiacenti, permettendo di arrivare a fine crescita con una colonna in equilibrio, evitando quindi lo sviluppo di pericolosi compensi. La chirurgia viene applicata a volte molto precocemente in caso di presenza di emispodili, e si basa sulla rimozione degli stessi per prevenire o limitare la progressione, fermo restando che nei casi gravi si ricorre comunque all’artrodesi, cioè al blocco di tutte le vertebre mediante strumentazione metallica. L’obiettivo dell’emispondilectomia (rimozione della singola vertebra cuneizzata) è quello di permettere alla colonna di poter crescere diritta senza bisogno di altri trattamenti (che siano corsetti o ulteriori interventi), ma i risultati a lungo termine ancora non ci sono per giustificare la correttezza di questa teoria. Questo intervento viene teorizzato soprattutto nei bambini più piccoli entro i due anni di vita, quando ancora non si sono sviluppati compensi nelle vertebre vicine.

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