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Scoliosi e postura: un binomio inscindibile

11 dicembre, 2020 (15:27) Di: Marta Tavernaro

Partiamo da un dato certo: la scoliosi idiopatica non è un disturbo posturale ma una patologia evolutiva della colonna vertebrale che deforma le ossa in modo tridimensionale.

Non si è ancora potuto appurare il perché questo avvenga, ma sappiamo di sicuro che parte dell’evoluzione della patologia stessa dipende dalla forza di gravità (attenzione: non la causa della malattia, ma la sua evoluzione quando la malattia c’è già).

Proviamo a spiegare con un esempio: immaginiamo la nostra colonna come una torre di mattoncini, che ha la funzione di sostenerci e distribuire il peso che grava su di essa in maniera omogenea. In presenza di scoliosi nostri mattoncini non sono più ben conformati e quindi la torre non è più perfettamente allineata ma mostra delle curve. Di conseguenza non riesce più a distribuire il peso in maniera uniforme, premendo invece maggiormente sulla parte interna della curva e meno sulla parte esterna.
Questo effetto può essere attenuato quando sosteniamo in maniera efficace la nostra colonna, perché i mattoncini si allineano riducendo il grado di curvatura; al contrario, in mancanza di un sostegno, i mattoncini si adagiano lateralmente riducendo la lunghezza del tronco e aumentando quindi il raggio di curvatura. La prima conseguenza? La nostra colonna scoliotica peggiorerà più velocemente se non supportata dalla nostra continua correzione.
Ecco allora perché il percorso di trattamento con esercizi in Isico si basa sull’AUTOCORREZIONE:  i ragazzi imparano a controllare in autonomia la loro capacità di allineare in modo più corretto possibile la loro colonna, riducendo così quella componente di cedimento nella direzione della curva scoliotica.

Facciamo un passo in avanti nella nostra spiegazione. Attraverso la radiografia della colonna misuriamo il raggio di curvatura della scoliosi che è la somma di due componenti: la deformità vera e propria e il cedimento posturale nella direzione della curva, ma quest’ultimo sappiamo che dipende molto dalla nostra capacità di “autocorreggersi”.

Come possiamo distinguere i due componenti, ossia deformità ossea vera e propria e cedimenti posturali per agire in modo più efficace su entrambi?
Sempre con una radiografia, questa volta distesi: così si eliminano i gradi di cedimento posturale e rimangono visibili solo quelli della deformità. Uno studio, un po’ datato ma ancora molto valido pubblicato su Spine nel 1976 (Standing and supine Cobb measures in girls with idiopathic scoliosisG Torell, A Nachemson, K Haderspeck-Grib, A Schultz, dimostra come i gradi di cedimento posturale in presenza di scoliosi siano mediamente 9, da un minimo di 0 ad un massimo di 20 e che la quantità di gradi di cedimento posturale non dipendono dalla gravità della curva. Un altro interessante studio, sempre pubblicato su Spine nel 1993 (Diurnal variation of Cobb angle measurement in adolescent idiopathic scoliosis, M Beauchamp1, H Labelle, G Grimard, C Stanciu, B Poitras, J Dansereau, dimostra inoltre come la “stanchezza” della schiena possa incidere sui gradi: i ragazzi con scoliosi gravi (gradi Cobb medi 60) sono stati sottoposti a radiografia sia alla mattina che alla sera e l’esame radiografico serale mostrava un peggioramento di 5 gradi.

Cosa possiamo fare nel corso del nostro percorso terapeutico? Non possiamo fare nulla con i soli esercizi sull’osso che si è deformato in seguito alla scoliosi, in questo caso vanno coniugati esercizi e corsetto, però abbiamo la possibilità di raggiungere ottimi risultati con esercizi specifici e autocorrezione sul cedimento posturale. E se questo cedimento può significare anche tanti gradi, dobbiamo allora lavorare intensamente per “rosicchiare” più gradi possibili al cedimento posturale!

Commenti

Commento di Ilaria
Il 18/12/2020 alle 10:08

Buongiorno, a mio figlio quattordicenne è stata diagnosticata scoliosi idiopatica giovanile, con ipometria dx minore di 0,5 mm, riduzione del triangolo della taglia a dx, gibbo lombare di 5 mm, misurato in piedi e seduto, retrazione delle catene muscolari posteriori, angolo di Cobb 13°. La prima dottoressa (suppongo una tirocinante) ha detto che avrebbe dovuto portare un corsetto e fare un ciclo di fisioterapia. Poi è arrivato il medico responsabile che invece ha detto che per ora non ha bisogno di corsetto, che deve fare un ciclo di Riabilitazione con rieducazione posturale e poi lo vuole rivedere tra sei mesi. Sto cercando un centro dove fare questo ciclo a Firenze nord, ma vorrei essere sicura che non stiamo sbagliando a non mettere subito il corsetto, sento che forse stiamo perdendo tempo prezioso visto che il ragazzo è ancora in crescita. Vi ringrazio per i consigli

Commento di Giusy
Il 21/01/2021 alle 19:21

Buonasera volevo sapere se dopo aver fatto un intervento di artrodesi vertebrale da VD – LD c con innesto dell’ala ialica destra esattamente 26 anni fa . Posso fare parto naturale

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