Curve sotto 10 gradi: serve trattarle?
Sappiamo che per definizione la diagnosi di scoliosi, come suggerito dalla Scoliosis Research Society (SRS), è confermata quando l’angolo di Cobb è di 10° o superiore ed è presente rotazione assiale delle vertebre. La rotazione assiale massima è misurata a livello della vertebra apicale. (1) Il limite dei 10° e stato definito dalla SRS nel 1977, sostituendo il limite di 7° dell’anno precedente. Da quel momento a livello mondiale si accetta convenzionalmente questa soglia per porre diagnosi di scoliosi. Tuttavia, la scoliosi strutturale, con potenziale di progressione, può essere osservata anche con un angolo di Cobb inferiore a 10°. Infatti, è stato evidenziato come in curve di 4°-7° sia possibile talvolta riscontrare una iniziale cuneizzazione delle vertebre e dei dischi intervertebrali. (2)
La scoliosi idiopatica, essendo una patologia evolutiva, si sviluppa e progredisce più comunemente nei periodi di crescita accelerata. Il primo periodo è nei primi mesi di vita, generalmente tra i 6 e i 24 mesi, il secondo tra i 5 e gli 8 anni; infine abbiamo il picco di crescita puberale generalmente all’età di 11-14 anni. (1) Le fasi successive, ovviamente, non sono esenti da pericolo, ma nella maggior parte dei casi la velocità della crescita si riduce progressivamente, così come il rischio di progressione della scoliosi.
Possiamo quindi prevedere il peggioramento in curve sotto i 10°? È inevitabile che alcune curve sotto i 10° possano diventare di maggiore entità durante la crescita dei ragazzi, fino a richiedere, in alcuni casi, l’utilizzo di un corsetto. È anche vero che la maggior parte di queste curve resterà stabile nel tempo senza raggiungere i criteri minimi per la diagnosi di scoliosi. Esistono dei fattori associati a un maggior rischio di progressione della scoliosi: storia familiare positiva per scoliosi, lassità legamentosa, appiattimento della fisiologica cifosi toracica, angolo di rotazione del tronco (ATR) superiore a 10° e periodi di crescita rapida. Sarà compito del medico che ha preso in carico il paziente valutare tutte queste variabili.
Dobbiamo allora trattare questi ragazzi? La risposta è no. Partiamo dal presupposto che il principale obiettivo del trattamento conservativo della scoliosi è migliorare l’estetica. In curve così lievi l’estetica raramente viene intaccata, può essere presente qualche lieve asimmetria del tronco ma tutto ciò rientra nel fisiologico. L’unico consiglio in questi casi, salvo rarissime eccezioni, è il monitoraggio clinico del paziente, che può essere considerato a tutti gli effetti un trattamento: ci permette difatti di superare le fasi critiche dello sviluppo dei ragazzi, che corrispondono anche alle fasi di maggiore rischio di peggioramento della scoliosi, ed eventualmente di intervenire in presenza di peggioramenti. Il monitoraggio è il primo passo di un approccio attivo alla scoliosi idiopatica e consiste in una valutazione clinica regolare con uno specifico periodo di follow-up. La tempistica di questo follow-up può variare da 2 a 3 a 36-60 mesi a seconda della specifica situazione clinica.
In conclusione, eseguire un trattamento in questa popolazione di paziente si configurerebbe, come dicono gli inglesi, in un “over treatment”. Prescrivere anche solo degli esercizi specifici, primo step terapeutico dopo il monitoraggio, rappresenta un costo sia in termini di tempo sia economico sia di fatica per i ragazzi.
Da non sottovalutare è anche l’impatto psicologico: attuare una terapia significa sancire la presenza di una patologia e innescare nel paziente la percezione di sé stesso come “malato”.
Inoltre, anche se può sembrare poco impegnativo, iniziare una terapia con esercizi quando non vi è un reale bisogno, potrebbe compromettere la collaborazione e l’impegno del paziente se la scoliosi dovesse realmente fare dei passi in avanti durante la crescita. A quel punto gli esercizi specifici da utili sarebbero indispensabili, ad esempio per cercare di evitare il passaggio alla terapia con corsetto.
(2) Radiographic Changes at the Coronal Plane in Early Scoliosis
Commenti
Il 30/08/2023 alle 10:10 Buongiorno sig. Roberto, |
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Il 01/08/2023 alle 11:43
Gentilissimi,
vorrei porvi una questione che non sono mai riuscito a capire fino in fondo a tal proposito.
In tutte le pagine sulle scoliosi che ho letto, si fa riferimento ai gradi Cobb per impostare il tipo di terapia adeguata, e come scritto anche qui, una curva di 10 gradi non prevede praticamente mai il corsetto. Ora, io mi chiedo: se il corsetto ha il compito principale di fare spinta sulla gibbosità per cercare di de roteare il più possibile le vertebre, e nel fare questo, di cercare di ottenere anche consequenzialmente una riduzione dei gradi Cobb, il primo fattore per impostare una terapia non dovrebbe essere proprio il grado di rotazione delle vertebre? O il corsetto attecchisce solo se c’ è una combinazione di ” gravità” su entrambi i piani? Mi spiego meglio: un ragazzo di 12 anni con una curva lombare di 10 gradi Cobb e una rotazione delle vertebre di 13/15 gradi e un gibbo di 0,8/1 centimetro, che tra l’ altro usa il suo corpo in maniera agonistica, non potrebbe essere soggetto alla terapia con l’ uso del corsetto a prescindere dai gradi Cobb inferiore ai 25 gradi? Oppure la terapia specifica posturale e di esercizi fisici specifici può, e anzi risulterebbe più efficace nel tentativo di fare deroteare le vertebre rispetto ad un corsetto in questo caso?
Grazie