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Curve sotto 10 gradi: serve trattarle?

28 marzo, 2022 (11:23) Di: Carmelo Pulici

Sappiamo che per definizione la diagnosi di scoliosi, come suggerito dalla Scoliosis Research Society (SRS), è confermata quando l’angolo di Cobb è di 10° o superiore ed è presente rotazione assiale delle vertebre. La rotazione assiale massima è misurata a livello della vertebra apicale. (1) Il limite dei 10° e stato definito dalla SRS nel 1977, sostituendo il limite di 7° dell’anno precedente. Da quel momento a livello mondiale si accetta convenzionalmente questa soglia per porre diagnosi di scoliosi. Tuttavia, la scoliosi strutturale, con potenziale di progressione, può essere osservata anche con un angolo di Cobb inferiore a 10°. Infatti, è stato evidenziato come in curve di 4°-7° sia possibile talvolta riscontrare una iniziale cuneizzazione delle vertebre e dei dischi intervertebrali. (2)

La scoliosi idiopatica, essendo una patologia evolutiva, si sviluppa e progredisce più comunemente nei periodi di crescita accelerata. Il primo periodo è nei primi mesi di vita, generalmente tra i 6 e i 24 mesi, il secondo tra i 5 e gli 8 anni; infine abbiamo il picco di crescita puberale generalmente all’età di 11-14 anni. (1) Le fasi successive, ovviamente, non sono esenti da pericolo, ma nella maggior parte dei casi la velocità della crescita si riduce progressivamente, così come il rischio di progressione della scoliosi.

Possiamo quindi prevedere il peggioramento in curve sotto i 10°? È inevitabile che alcune curve sotto i 10° possano diventare di maggiore entità durante la crescita dei ragazzi, fino a richiedere, in alcuni casi, l’utilizzo di un corsetto. È anche vero che la maggior parte di queste curve resterà stabile nel tempo senza raggiungere i criteri minimi per la diagnosi di scoliosi. Esistono dei fattori associati a un maggior rischio di progressione della scoliosi: storia familiare positiva per scoliosi, lassità legamentosa, appiattimento della fisiologica cifosi toracica, angolo di rotazione del tronco (ATR) superiore a 10° e periodi di crescita rapida. Sarà compito del medico che ha preso in carico il paziente valutare tutte queste variabili.

Dobbiamo allora trattare questi ragazzi? La risposta è no. Partiamo dal presupposto che il principale obiettivo del trattamento conservativo della scoliosi è migliorare l’estetica. In curve così lievi l’estetica raramente viene intaccata, può essere presente qualche lieve asimmetria del tronco ma tutto ciò rientra nel fisiologico. L’unico consiglio in questi casi, salvo rarissime eccezioni, è il monitoraggio clinico del paziente, che può essere considerato a tutti gli effetti un trattamento: ci permette difatti di superare le fasi critiche dello sviluppo dei ragazzi, che corrispondono anche alle fasi di maggiore rischio di peggioramento della scoliosi, ed eventualmente di intervenire in presenza di peggioramenti. Il monitoraggio è il primo passo di un approccio attivo alla scoliosi idiopatica e consiste in una valutazione clinica regolare con uno specifico periodo di follow-up. La tempistica di questo follow-up può variare da 2 a 3 a 36-60 mesi a seconda della specifica situazione clinica.

In conclusione, eseguire un trattamento in questa popolazione di paziente si configurerebbe, come dicono gli inglesi, in un “over treatment”. Prescrivere anche solo degli esercizi specifici, primo step terapeutico dopo il monitoraggio, rappresenta un costo sia in termini di tempo sia economico sia di fatica per i ragazzi.

Da non sottovalutare è anche l’impatto psicologico: attuare una terapia significa sancire la presenza di una patologia e innescare nel paziente la percezione di sé stesso come “malato”.

Inoltre, anche se può sembrare poco impegnativo, iniziare una terapia con esercizi quando non vi è un reale bisogno, potrebbe compromettere la collaborazione e l’impegno del paziente se la scoliosi dovesse realmente fare dei passi in avanti durante la crescita. A quel punto gli esercizi specifici da utili sarebbero indispensabili, ad esempio per cercare di evitare il passaggio alla terapia con corsetto.

(1) 2016 SOSORT guidelines: orthopaedic and rehabilitation treatment of idiopathic scoliosis during growth

(2) Radiographic Changes at the Coronal Plane in Early Scoliosis

 

Commenti

Commento di Roberto
Il 01/08/2023 alle 11:43

Gentilissimi,
vorrei porvi una questione che non sono mai riuscito a capire fino in fondo a tal proposito.
In tutte le pagine sulle scoliosi che ho letto, si fa riferimento ai gradi Cobb per impostare il tipo di terapia adeguata, e come scritto anche qui, una curva di 10 gradi non prevede praticamente mai il corsetto. Ora, io mi chiedo: se il corsetto ha il compito principale di fare spinta sulla gibbosità per cercare di de roteare il più possibile le vertebre, e nel fare questo, di cercare di ottenere anche consequenzialmente una riduzione dei gradi Cobb, il primo fattore per impostare una terapia non dovrebbe essere proprio il grado di rotazione delle vertebre? O il corsetto attecchisce solo se c’ è una combinazione di ” gravità” su entrambi i piani? Mi spiego meglio: un ragazzo di 12 anni con una curva lombare di 10 gradi Cobb e una rotazione delle vertebre di 13/15 gradi e un gibbo di 0,8/1 centimetro, che tra l’ altro usa il suo corpo in maniera agonistica, non potrebbe essere soggetto alla terapia con l’ uso del corsetto a prescindere dai gradi Cobb inferiore ai 25 gradi? Oppure la terapia specifica posturale e di esercizi fisici specifici può, e anzi risulterebbe più efficace nel tentativo di fare deroteare le vertebre rispetto ad un corsetto in questo caso?

Grazie

Commento di Bruno Leonelli
Il 30/08/2023 alle 10:10

Buongiorno sig. Roberto,
visto il suo interesse sull’argomento le segnalo la traduzione italiana delle linee guida internazionali del 2016 del SOSORT (International Society on Scoliosis Orthopaedic and Rehabilitation Treatment) su” IL TRATTAMENTO ORTOPEDICO E RIABILITATIVO DELLA SCOLIOSI IDIOPATICA DURANTE LA CRESCITA”, dove viene affrontato l’argomento scoliosi dalla diagnosi al trattamento.
Nel caso da lei descritto parliamo di una scoliosi di 10° Cobb, siamo sulla soglia minima per fare diagnosi, in questi casi a volte basta anche solo l’osservazione, a volte bisogna Iniziare con degli esercizi specifici personalizzati che prevedano l’autocorrezione. Prescrivere un corsetto in questo momento, risulterebbe un trattamento eccessivo rispetto a quanto necessario.
La letteratura scientifica si basa principalmente sui gradi Cobb perché questi sono fondamentali per predire il rischio di progressione negli adulti.
Per i gradi Cobb sono 3 le soglie importanti nel trattamento della scoliosi: superare i 10° per la diagnosi di scoliosi, non superare i 30° alla fine della crescita per poter vivere una vita adulta tranquilla con un bassissimo rischio di peggioramento e i 50° dove c’è l’indicazione a parlare di chirurgia perché c’è un grande rischio di peggioramento.
La rotazione, il gibbo, la rigidità, il Risser e altri fattori clinici che vengono osservati dal medico specialista nella colonna vertebrale durante la visita, sono tutti fattori importanti che devono essere tenuti sotto controllo, insieme ai gradi Cobb, in modo periodico per “intercettare” un eventuale peggioramento, così da intervenire in modo tempestivo ed adeguato.
I fattori clinici, sommati al numero dei gradi Cobb, descrivono la schiena in modo completo, e concorrono alla diagnosi e alla terapia. Per esempio ci sono schiene con pochi gradi Cobb (>10° Cobb) ma con grande rotazione e rigidità che hanno bisogno di un corsetto e altre schiene che con un numero maggiore di gradi Cobb ma molto elastiche a cui è sufficiente fare degli esercizi specifici. Un altro esempio può essere che due schiene con lo stesso numero gradi Cobb possono trovarsi in un momento diverso di crescita e quindi con un Risser diverso, quindi una schiena verrà attenzionata maggiormente perchè a rischio evolutivo, mentre l’altra a fine crescita potrebbe porsi come obiettivo la stabilità.
Una rotazione marcata come quella da lei descritta, è un fattore di rischio da non trascurare, ma a volte si vedono discrepanze tra gibbo lombare e gradi Cobb, perchè potrebbe esserci un’eterometria degli arti che determina un gibbo marcato.
La situazione però non sarà sempre la stessa dall’inizio alla fine della crescita, perché ci saranno dei momenti di maggiore rischio in cui si può essere più esposti ad un peggioramento. Nel momento in cui inizierà spinta puberale e il bambino diventerà ragazzo, sarà il momento di rischio più alto e in quel momento sarà necessario tenerlo più sotto controllo.
Per quanto riguarda gli esercizi, quelli specifici, come il protocollo SEAS, si basano sull’autocorrezione. Il movimento di autocorrezione serve a riallineare attivamente la colonna nei tre piani dello spazio, deve essere allenata con degli esercizi specifici e richiamata in modo quotidiano. In questo modo si creeranno degli automatismi che permettono ai ragazzi di andare a correggersi spesso nella vita quotidiana , cercando di evitare del tutto l’indossamento del corsetto o nella peggiore delle ipotesi rimandandolo il più possibile.
Aggiungo anche qualche informazione sul corsetto. Il corsetto agisce in maniera tridimensionale sulla colonna, combinando l’azione nei vari piani e dosandola in base alle esigenze individuali. Infatti le scoliosi non sono tutte uguali, ci sono scoliosi nelle quali prevale la rotazione, altre in cui prevale l’inclinazione laterale e quindi i gradi Cobb, altre ancora caratterizzate dallo sbilanciamento in avanti o indietro. In base alla caratteristica predominante viene realizzato il corsetto.
Infine, il ragazzo di cui ci parla è un agonista. Tenga presente che uno studio condotto su più di 45.000 ragazzi ha evidenziato che gli agonisti che praticavano pallavolo ad alto livello presentavano più frequentemente gibbi, ma alla verifica radiografica la scoliosi associata era lieve. E’ possibile che gli agonisti presentino asimmetrie muscolari legate al gesto sportivo ripetuto, associate a scoliosi lieve e non evolutiva.
Spero di aver risolto i suoi dubbi, se avesse bisogno scriva ancora.
Buona giornata
Bruno Leonelli

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